Intervista a Massimo Cortese autore de "La trilogia della speranza"
Author: Unknown Etichette:: ArticoliCiao amici!
Mettetevi comodi, prendete da bere e gustatevi questa interessante intervista!
Ciao Massimo e benvenuto nel mio blog.
Ti lascio un po’ di spazio per presentarti ai nostri lettori e dirci qualcosa di te…
Mi chiamo Massimo Cortese , ho 50 anni, sono nato ad Ancona, dove vivo e lavoro come funzionario di un ente locale. Sono sposato, ho una figlia alla quale ho dedicato il primo libro “Candidato al Consiglio d’Istituto”. Segni particolari: grande appassionato di storia.
-Come accennavo nella recensione, mi ha incuriosito tanto la puntualità delle date e degli orari. Oltre ad essere scritto in quarta di copertina, ho notato che all’interno dei libri vengono utilizzate date tipo: ore 17,00 del giorno 17 ecc… sono casualità o sono studiate a tavolino?
Le date non sono mai a caso. Citerò due situazioni a titolo esemplificativo. La prima volta in cui mi sono posizionato di fronte al computer per tentare di scrivere l’introduzione del primo libro, tutto mi è venuto naturale: alla chiusura del pezzo, ho guardato l’orologio: erano le ore 14.52 del 2 dicembre 2006. Quando, nel racconto “Il Carnevale dei ragazzi”, pubblicato nel secondo libro “Non dobbiamo perderci d’animo”, ricordo la consegna dei Pinocchietti, questo è dovuto al fatto che mia madre voleva che io conservassi quei determinati oggetti per l’età adulta, in modo da ricordare la consegna dei doni: per parte mia, confidando sul fatto che, prima o poi, avrei ricordato quei momenti, ero solito scrivere data ed ora della consegna su alcuni foglietti di carta. Riguardo all’ora, posso ammettere qualche tolleranza, in quanto all’epoca non avevo l’orologio al polso.
-Il linguaggio utilizzato nei testi è molto confidenziale e diretto, sei così anche nella vita di tutti i giorni? Riesci a confrontarti con chi ti sta intorno?O ti senti un “incompreso”?
Il linguaggio è sempre confidenziale e diretto, forse anche troppo diretto. Riesco a confrontarmi con tutti, anche se provo fastidio a relazionarmi con le persone arroganti e che non capiscono molto, pur essendo convinte del contrario. Spesso mi sento un incompreso, forse è anche colpa mia.
-Cosa significa per te “Scrivere”?
Manifestare la propria opinione, con una modalità originale, in quanto, altrimenti non potrebbe essere manifestata, accanto al desiderio di voler cambiare le cose. E’ un’impresa disperata, quasi impossibile: per questa ragione, il terzo libro si intitola “Un’opera dalle molte pretese”.
-Come reagisci di fronte alle critiche negative ai tuoi scritti?
Non ho alcun problema ad affrontare una critica negativa: talvolta ho ricevuto delle critiche severe, ed ho sempre ringraziato, dopo aver espresso, garbatamente, il mio punto di vista: ho sempre notato un certo stupore nelle mie interlocutrici. Infatti, le persone dei Blog Letterari che leggono i miei libri sono tutte giovani donne, con buona pace di mia moglie, anche se la prima recensione è venuta da un redattore del quotidiano online Vivere Ancona, che si chiama Giovanni Frulla, ed è stata molto bella ed approfondita. Comunque una recensione negativa l’ho avuta anch’io, quando partecipai con “Candidato al Consiglio d’Istituto”ad un Concorso Letterario per opere prime, dove, grazie ad una tassa d’iscrizione dal contributo consistente, si aveva diritto alla recensione. Io partecipai subito, non per vincere il Premio, ma per avere la recensione negativa, che avrebbe giustificato la mia esclusione. Come avevo previsto, questa mi venne rilasciata, diceva delle cose che dimostravano che lo scritto era stato letto molto superficialmente, ma era molto sgrammaticata, e comunque non era sottoscritta. Ancora la conservo, ma non posso renderla pubblica: peccato. Inoltre le recensioni, se espresse online, consentono sempre il diritto di replica, che in quel caso non avevo.
-Quali autori hanno forgiato la tua formazione letteraria?
Posso dire di aver sempre letto molto, soprattutto i classici della letteratura italiana. Una volta un amico, nel ripulire il suo armadio, in quanto andava in pensione, mi regalò un libro intitolato “Dal Paese al Lager una vita” di un direttore scolastico marchigiano, tale Dino Poeta: quel testo mi ha incuriosito e, dopo averlo letto, ho pensato di cimentarmi anch’io con la scrittura. Lo scrittore Poeta è nato nel 1916, ma i nati nelle Marche vivono a lungo.
-Dai un consiglio ai giovani esordienti che vogliono scrivere e pubblicare.
Il mio terzo libro “ Un’opera dalle molte pretese” è stato scritto per i giovani esordienti, in quanto vi si parla di uno scrittore alla sua prima esperienza letteraria. Qualche recensione ha riconosciuto questo aspetto, ma io rispetto tutte le opinioni, anche se – lo ammetto – alcune mi fanno soffrire. Naturalmente il libro è stato scritto anche per i governanti, i politici, i giudici, i critici, i giornalisti e soprattutto per lo Stato italiano, ma desidero rimanere nell’ambito della domanda. I giovani esordienti devono essere umili, cercare di non criticare le cose che non vanno e utilizzare la propria passione, magari avvalendosi delle nuove tecnologie informatiche, senza insultare nessuno. Quando pubblicai il primo libro, provai invidia per alcuni conoscenti che, nella mia stessa condizione, avevano avuto un trattamento diverso: i loro testi erano nelle vetrine delle librerie, venivano presentati e recensiti dai critici locali. Ben presto, compresi che quel mio atteggiamento mi avrebbe condotto ad un vicolo cieco, e comunque verso l’esaurimento nervoso: è stata una decisione importante. Se sono ancora qui a parlare di libri, anzi se ho scritto la Trilogia che mi ero ripromesso, entro la data dell’11 settembre 2011, vuol dire che qualcosa ha funzionato.
-Massimo, quanto sei deluso dalla società?
Abbastanza, ma sono ottimista. Però, a differenza di coloro che se la prendono con la politica e compagnia bella, io dico che la causa di molti problemi è della gente comune, che non rispetta più le regole, è sempre più arrogante, con l’automobile non si ferma sulle strisce pedonali, passa con il semaforo rosso e, soprattutto, usa una quantità imprecisata di parolacce e bestemmie. Anche questo è un problema educativo.
-Oltre al recupero delle tradizioni e delle cose semplici della vita, dove altro rintracceresti possibili soluzioni per il recupero della società?
Rispetto ai nostri genitori e ai nostri nonni, lo stile di vita è enormemente cambiato, e con la globalizzazione è destinato a mutare ancora. Fermo restando che indietro non si torna, bisogna avere memoria del proprio passato, oltre a cercare di pensare ai valori perduti, che dovremmo reintrodurre. Io mi riferisco soprattutto al dialogo, al rispetto delle regole e del prossimo. Recentemente, il Capo dello Stato, con riguardo alla difficile congiuntura economica, ha detto che l’’Italia può e deve farcela a superare il momento difficile, come è accaduto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il Presidente ha ragione, ma io penso, purtroppo, che oggi la situazione è molto diversa, in quanto all’epoca il nostro era un Paese solidale, dai forti legami familiari, che oggi non esistono più.
-Ti lascio spazio per i saluti. Grazie per essere stato ospite del mio blog e avermi dato fiducia per i tuoi scritti. Ti auguro tanta fortuna.
Gentile Giuliana, contraccambio di cuore i tuoi auguri e quelli delle persone che hanno avuto la pazienza di leggere questa intervista: non necessariamente debbono condividerla. Io penso che, in questo momento, ci sia bisogno di dialogo tra le persone. Noto, invece, che la solitudine e l’indifferenza, oltre ad una certa rassegnazione, stanno prendendo il sopravvento, soprattutto tra le giovani generazioni, e questo non va bene.
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opinioni |
Sento il dovere di ringraziare Giuliana per l'accoglienza ricevuta, riguardo alla recensione dei libri e all'intervista.
Grazie ancora
Massimo Cortese