"Petit" di Geneviève Brisac - Recensione
Author: Unknown Etichette::Edizioni Piemme 132 pagine Brossura con alette euro 15,00 ebook euro 6,99 Gennaio 2015 |
Buongiorno amici lettori!
Qui piove ad oltranza da ieri sera, il grigiore mette tristezza ma solo noi lettori possiamo godere e rallegrarci per un tempo simile!
Oggi voglio parlarvi di questo piccolo romanzo.
Si, piccolo nell'aspetto e nelle pagine ma che racchiude una tematica abbastanza difficile e complessa sotto diversi punti di vista: capire le motivazioni nascoste dietro ad una "scelta", capire come fare ad aiutare chi ne soffre, riuscire a stabilire una connessione, una comunicazione...
Stiamo parlando di Anoressia...
Una parola che certamente fa scattare mille campanelli nella testa e che molte volte tira fuori opinioni diverse da chi si approccia all'argomento.
Trama:
Nouk, una ragazzina di 13 anni, decide che vuole smettere di crescere. La sua statura, il suo peso, la sua fisicità insomma, sono giuste così. Vuole assomigliare alle sue sorelle minori, piccole e bionde. Così mette da parte qualsiasi pasto. Vorrebbe cibarsi solo di qualche caramella che la aiuti a sostenersi durante la giornata e fare attività fisica. Pensa sia una scelta. Non sa che sta scivolando piano piano in un baratro senza fine.
Il romanzo è autobiografico.
L'autrice ha deciso di scrivere la sua storia a 30 anni di distanza e nella narrazione si percepisce un po' il buio dei ricordi della protagonista. Lei stessa, in alcuni momenti, ammette di non ricordare bene alcuni dettagli.
E' anche vero che quando si entra in un vortice del genere, è come se a comandare fosse il proprio corpo che impone alla mente di elaborare stratagemmi per mantenere le apparenze, dando dunque la parvenza di una vita regolare e soprattutto di pasti regolari, ma che successivamente cerchi di sbarazzarsi del "carico" ingerito.
Nouk dunque alterna momenti di lucidità a momenti di irrazionalità.
Non sono spiegate le ragioni di questa decisione. Non è possibile ricercarne una matrice psicologica.
Molte volte ci si aspetta questo dai libri: che diano risposte.
Ma l'autrice, a mio parere, ha voluto dare degli input, ha voluto mostrare il suo caos, la sua spirale senza fine e cercare di far trarre al lettore le proprie conclusioni.
Quando parla del suo periodo in una struttura al fine di riacquistare peso, lì cerca di scuoterci e lasciarci immaginare quanto possa essere dilaniante un momento del genere.
Non parla di guarigione. Non nasconde i segreti per tornare alla vita di prima.
Perché il percorso è personale, gli epiloghi tutti diversi.
La storia mette difronte al fatto compiuto: non mangi? Ti distruggi.
Perciò aspettatevi questo dal romanzo:
uno stile asciutto, diretto, la descrizione essenziale dei momenti, il buio, il caos, la costante assenza di Nouk e del suo essere e la sua inafferrabile, inconsistente presenza.
Buone lettureeeeeeee